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PALEONTOLOGIA UMANA
di Caterina Scarsini, 15-04-2022
Ho scoperto Pierre Teilhard De Chardin
     

Theilhard de ChardinVerso la fine del primo decennio di questo secolo uscì alle stampe un libro scritto a due mani da due antropologi fisici dell’Università di Roma dal titolo “Uomini per caso”. Non ricordo con quali argomenti i due scienziati sostenessero l’assunto contenuto nel titolo della loro opera ma in realtà l’idea che il meraviglioso ordine che riscontriamo nella natura sia frutto del caso è un dogma che ieri come oggi negli ambienti scientifici non si può e non si deve discutere e come tale non richiede dimostrazioni. Tornando al libro citato all’inizio cercai, come membro del Consiglio della Società Italiana di Antropologia ed Etnologia, con sede a Firenze presso il Museo antropologico dell’Ateneo, di organizzare, in collaborazione con dei colleghi credenti, una conferenza dal titolo “Uomini per caso?”, invitando come relatore un Monsignore antropologo, già Professore ordinario dell’Università di Bologna. L’immagine che scelsi per la locandina che pubblicizzava la conferenza rappresentava un bambino abbracciato a un giovane scimpanzè, seduti uno accanto all’altro, a significare non predominio ma amicizia e rispetto tra esseri viventi. L’evento, debbo dire, ebbe una risonanza molto limitata e anche poco incisiva. Il Professore era semi-influenzato e sembrava poco convinto dell’importanza dell’argomento da trattare. Ricordo che gli chiesi, citando San Paolo (Ia Cor.15,45-47), se non ritenesse che il termine ultimo dell’evoluzione umana fosse l’Uomo Spirituale sulle orme dell’ultimo Adamo, Spirito datore di vita. Domanda assurda in un contesto scientifico, me ne resi subito conto, che ovviamente ottenne una risposta assai vaga ed evasiva. Ho citato questo piccolo episodio della mia vita in ambito universitario per introdurre questo invito a conoscere il pensiero di P. Teilhard de Chardin perché a ripensarci quella domanda nasceva da un’idea che il naturalista e teologo francese ha sviluppato nella sua teoria di evoluzione dell’universo. 
Il titolo di questo intervento fa presupporre che solo recentemente mi sia dedicata ad approfondire la conoscenza di questa interessante figura di uomo di scienza e di fede e in effetti nei testi universitari di solito alla sua teoria evoluzionistica vengono dedicate poche righe, forse perché viene considerata più una riflessione teologica che un’ipotesi scientifica ed anche perché postula l’esistenza nella materia di una forza che tende a un fine, principio in netto contrasto con il dogma del casualità dei processi evolutivi a cui dopo Darwin non si può non consentire. Teilhard viene invece spesso citato, pare senza fondati motivi, nella letteratura antropologica divulgativa a proposito di un pettegolezzo che lo sospetta implicato nella cosiddetta “truffa dell’Uomo di Piltdown” e cioè nella organizzazione, in quel sito archeologico inglese nel Sussex,
del ritrovamento di una mandibola di un orango associata ad un cranio umano e a denti di scimpanzè abilmente artefatti, allo scopo di indurre gli specialisti ad applicarsi per vario tempo in ipotesi e analisi tanto ponderose quanto infondate sulla collocazione di questa nuova forma nel corso dell’evoluzione umana.
Pierre Teilhard de Chardin, nato a Orcines in Francia nella regione dell’Alvernia il 1° Maggio del 1881,  era il quarto degli undici figli di una coppia della piccola nobiltà di provincia. Il padre era un naturalista e la madre pronipote di Voltaire. Mostra fin da giovane uno spiccato interesse per i fenomeni naturali; la sua predilezione per i materiali più solidi come il ferro, di cui fa raccolta di oggetti e frammenti, rivela una ricerca in natura di qualcosa di stabile, che non muta nel tempo. Nella sua biografia troviamo gli studi letterari, filosofici e anche scientifici in collegi gesuitici con un interesse in particolare per la Geologia e la Paleontologia, la vocazione al sacerdozio che si realizzerà all’interno dell’ordine dei Gesuiti, il lavoro al “Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi” a fianco del direttore e amico Marcellin BouleMarcellin Boule, che aveva studiato il primo scheletro completo dell’ uomo di Neanderthal, la partecipazione alla Prima Guerra Mondiale come barelliere che gli varrà il conferimento di onorificenze, la Laurea in Scienze Naturali alla Sorbona di Parigi ed il trasferimento in Cina, impostogli dai suoi superiori gesuiti a motivo di censure di natura dottrinale rispetto alla teoria evoluzionistica che andava concependo. In Cina soggiornò a più riprese per gran parte della sua vita e parteciperà ad importanti campagne di scavo, affiancando personalità scientifiche del tempo, tra le più note nel campo della Paleontologia Umana. Da segnalare tra gli altri gli scavi nel sito di Choukoutien, nei pressi di Pechino, in cui furono trovati i resti del Sinanthropus pekinensis, una forma di Homo Erectus. La sua attività come Paleontologo lo porterà non solo in Cina ma anche in Africa e in altri paesi come la Birmania, l’India, l’isola di Giava e lo condurrà a collaborare attivamente con i più importanti Paleontologi  del tempo. Diede anche il proprio nome ad un fossile eocenico europeo, la Theilhardina belgica, un Primate estinto simile a un Tarsio attuale. La sua produzione scientifica, ripubblicata oggi in 11 volumi, è notevole quantitativamente e qualitativamente. Intanto era cresciuto il suo prestigio in ambito scientifico che gli varrà l’attribuzione di nomine e incarichi accademici, principalmente in Francia e negli Stati Uniti. A New York, dove si era trasferito a lavorare presso la prestigiosa Wenner Gren Foundation Wenner Gren Foundation - Carleton Coon and Pierre Teilhard de Chardin during a break at the first International Symposium on Anthropology in 1952., morirà nel giorno di Pasqua, il 10 Aprile del 1955, dopo che pochi giorni prima aveva espresso il desiderio di morire proprio nel giorno della Resurrezione di Nostro Signore.
Se gli studi di Teilhard trovarono molto spazio sulle riviste scientifiche del tempo, non altrettanto avvenne per la teoria evolutiva da lui elaborata, frutto dell’esigenza di conciliare le sue conoscenze di scienziato con le sue convinzioni di uomo di fede. Non riuscì mai, pur avendo tentato più volte, ad ottenere il nulla osta dei suoi superiori della Compagnia di Gesù e delle autorità ecclesiastiche a pubblicare le opere che illustravano la sua teoria, in particolare “Il Fenomeno Umano” che fu stampato alcuni anni dopo la sua morte, quando si attenuò il sospetto di eresia nutrito da chi in ambito ecclesiastico vedeva nel suo pensiero non chiaramente affermata la trascendenza di Dio. J. Ratzinger nel 1966, primo anno della sua attività accademica a Tubinga, cita Teilhard in un corso aperto agli studenti di teologia, non nascondendo simpatia e interesse nei confronti del pensiero del gesuita francese e tale pensiero era anche ben presente come sottofondo nelle discussioni dei padri riuniti a stilare i documenti conclusivi del Concilio Vaticano II. 
Non saprei riassumere la teoria evolutiva di Teilhard de Chardin ma evidenzierò soltanto alcuni punti essenziali e altri che mi hanno colpito perché mi sembrano ispirati da uno spirito profetico. Teilhard concepisce la formazione dell’universo come un processo di progressivo aumento di complessità sotto l’azione di una forza spirituale insita nella materia. Tale forza agisce sia nella materia inanimata che nei viventi portando a forme sempre più complesse e ad aggregazioni tra queste. Con la comparsa dell’uomo l’aumento di complessità si manifesta come un processo di cerebralizzazione accentuata e con la spinta ad una socialità di mutuo aiuto. Il culmine di questo processo si realizzerà quando l’umanità raggiungerà il punto Omega, che Teilhard identificherà con Cristo, in cui ogni uomo sarà unito agli altri uomini dal possedere uno stesso spirito, conservando però la sua personale individualità. Certamente la teoria di Teilhard è costruita con un processo logico infinitamente più ricco, rigoroso e articolato ma scopo di questo scritto è principalmente quello di sollecitare l’interesse di qualcuno (a cui vengo incontro con i consigli di lettura riportati a fine pagina) per il pensiero di quest’uomo a cui Dio ha fatto grandi doni di intelletto e di fede. Mi colpisce soprattutto questa convergenza finale di tutta l’umanità verso un’unità spirituale che trova corrispondenza in tanti passi dei profeti e che sul piano escatologico coincide con la Chiesa trionfante, corpo di Cristo. Precisare poi che ognuno in essa conserva la propria identità mi sembra che si contrapponga a quei mondi prefigurati in alcuni romanzi distopici e che in tempi recenti pare abbiano acquisito la concretezza di una reale minaccia planetaria alla libertà dell’uomo.
Certo quella di Teilhard è una teoria come una teoria è quella evoluzionistica darwiniana basata sulle mutazioni casuali sulle quali si applica la selezione naturale e la scelta del partner nella riproduzione sessuata, ma mentre la prima negli ambienti scientifici è totalmente ignorata alla seconda il 12 Febbraio di ogni anno viene dedicato il Darwin day, con centinaia di eventi in tutto il mondo. Eppure, la crescente complessità delle forme viventi dalle più semplici alle più evolute fino all’uomo, da cui le separa un salto evolutivo difficile da ignorare, è un dato che risulta evidente a tutti tranne alla maggioranza degli antropologi che si affannano a dimostrare che non è così, con argomenti a volte sconcertanti di cui potrei citare degli esempi, ciò che non faccio per non scadere in un tono sgradevolmente polemico. In ogni caso è facile constatare, consultando la letteratura antropologica sull’evoluzionismo,  l’insistenza quasi ossessiva a sottolineare che l’uomo non occupa un posto particolare e preminente tra gli esseri viventi e l’immancabile conclusione che la teoria darwiniana fa cadere ogni ipotesi sull’esistenza di un Dio creatore all’origine dell’universo. Entrambe le asserzioni sono generalmente espresse da parte degli autori degli articoli con grande sicurezza e soddisfazione. Qualcuno si dichiara anche personalmente sollevato come da un peso che gravava su di lui e sull’umanità intera dall’essere giunto, grazie alla ricerca scientifica, a certe incontrovertibili conclusioni. Ecco io mi azzardo a dire, dal mio modestissimo livello di conoscenza di questi temi, essendomi sempre occupata nel mio lavoro di studi in ambiti più specializzati e circoscritti, che mi sembra che le osservazioni di Darwin che sono alla base della teoria evoluzionistica con i suoi sviluppi più recenti non portino necessariamente a degradare l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, dal suo posto eminente nella natura al livello di tutti gli altri animali, né a cancellare Dio dal nostro orizzonte. Anzi arrivo a pensare che questo modo di analizzare i dati in nostro possesso per trarne tali conclusioni vada contro il metodo scientifico e abbia delle finalità che con la Scienza hanno poco a che fare. Lascio a chi legge immaginare quali.
 
Letture consigliate 
 
Arnould J. (2009) Theilhard de Chardin - Eretico o profeta? Lindau s.r.l.
Galati A. (2015) Teilhard de Chardin - La Chiesa nell’evoluzione dell’Universo. Saggistica Paoline
Salomone F. e Di Vincenzo F. (a cura di) (2021) Conversazioni sull’origine dell’Uomo 150 anni dopo Darwin. Edizioni Espera.