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PSICOLOGIA
di Daniele Mugnaini, 22-03-2022
Lasciamoci abbracciare …da Cristo, nella fede.
     

E abbracciamo il nostro prossimo.

 

Condividamo uno studio psicologico sull’immaginare (riportare alla memoria) abbracci e carezze di persone con cui abbiamo avuto una relazione affettiva[1].

Quando si parla di psicologia, si parla in qualche modo di natura umana, di ecologia umana, di come ci ha creati il Padre, si parla cioè di dati di cui dovremmo prendere atto. La grazia infatti suppone la natura (secondo il famoso adagio di Tommaso d’Aquino «gratia supponit naturam, non destruit, sed perficit eam»). Questo studio molto interessante suggerisce che, per affrontare le prove e lo stress, è più potente ed efficace usare l’immaginazione tattile associata alle tenerezze fisiche, quali l’abbraccio e le carezze affettuose (come di padre, madre, amico e coniuge buoni), piuttosto che l’immaginazione visiva (come di un caro presente o che pronuncia parole di supporto).

 

                                                 

 

Si tratta di un disegno sperimentale, nel quale soggetti sottoposti a condizioni stressanti vengono precedentemente invitati a immaginarsi cose diverse. Come si vede dal grafico di sopra, i soggetti che si immaginavano di ricevere un supporto affettivo di tipo tattile, come l'abbraccio e la carezza, avevano meno stress durante la situazione stressante e maggiore entusiasmo[2] (colonne nere), rispetto ai soggetti che si immaginavano contenuti di tipo visivo.

 

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14); venne ad abitare particolarmente nei nostri cuori per mezzo della fede. Divenne oggetto del nostro ricordo, del nostro pensiero e della nostra stessa immaginazioneSe egli non fosse venuto in mezzo a noi, che idea si sarebbe potuto fare di Dio l'uomo, se non quella di un idolo, frutto di fantasia? Sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato (…)[3].

 

Questo studio ci suggerisce di immaginarcelo innanzitutto come Colui che, se glielo concediamo, ci dà il Suo amoroso abbraccio, “un abbraccio – l’abbraccio di Gesù – che è pienezza di vita, è pienezza di amore. Così ci abbraccia Gesù![4]

Potremmo dire: il Verbo si fece carne[5] per farsi uno con noi, un’unica carne[6], perché noi potessimo stringerci a Lui[7], aderire alla Sua Persona, sintonizzarci con Lui, sia nell’abbraccio fisico sia nell’unione dei cuori[8]. Questo utilizzo dell’immaginazione tattile è opportuno, è ecologico. L’immagine tattile non è Dio, certo! Ma è una porta per accederVi! Lo si può abbracciare nella fede[9]. “Questa è la fede: toccare con la mano della fede, con il nostro cuore Cristo e così entrare nella forza della sua vita, nella forza risanante del Signore. E preghiamo il Signore che sempre più possiamo toccarlo così da essere risanati”[10].

                                                                                                                      

Il Verbo si è fatto bambino e ha santificato la tenera intimità di cui gode il bambino, quieto e sereno[11], in braccio a sua madre, vicino alla sua guancia[12], dopo essere stato allattato[13]. Siamo invitati a sentirci così, vulnerabili e bisognosi, che accolgono con felice gratitudine le espressioni corporali dell’amore nella carezza e nell’abbraccio…[14] di Dio. Così anche i dolori e i problemi si sperimentano in comunione con il Signore, e l’abbraccio con Lui permette di sopportare i momenti peggiori[15]. Ci facciamo come il bambino la cui attenzione è inizialmente fissata sul suo punto di vista, sulla sua percezione delle cose, sulle sue ragioni, e per questo dispera e si angoscia, ma che poi ritrova nell’abbraccio forte e cullante, nelle carezze e nelle parole del genitore o dell’amico la rassicurazione e la fiducia per pensare ad altro, cambiare punto di vista, percepire le cose da una prospettiva diversa, diventare docile, affidarsi e riprendere pace.

I nostri fratelli maggiori nella fede, gli ebrei, pregano avvolti nel Tallit, che è come avvolgersi in tutta la Torà, quasi come in un sefer, che è un rotolo appunto… metafora di Dio stesso che avvolge l’intero creato con un abbraccio materno-paterno, pieno di amore e di giustizia…[16] Con lo Shemà, recitato quotidianamente, ci si rammenta che Dio chiede di essere ricambiato nell’amore totale, Lui che ha scelto Israele come Suo popolo, come Suo amico e interlocutore, come Sua sposa, Luogo attraverso cui manifestarsi al mondo, e per il quale si fa Unico Signore (che chiede gelosamente di intrattenere con Lui un rapporto esclusivo, sponsale). Ripetendolo più volte al giorno il pio ebreo ravvia l’amore di Dio per lui, e il suo amore per Dio. “Il Signore chiede a Israele l’ascolto e la fedeltà per ricordare, ravvivare e rendere sempre più attuale quell’amore ineguagliabile con cui Egli si è legato a questo popolo per sempre, lo ha sollevato «su ali di aquile» liberandolo dalla schiavitù d’Egitto e lo ha fatto entrare al suo servizio (…). E’ l’esperienza del lasciarsi salvare, accogliendo la presenza trasformante di Dio e lasciando che essa impregni ogni facoltà umana e ogni ambito del vivere per avviare un processo di trasfigurazione che spinge verso il compimento”[17].

Con l’Incarnazione lo Shemà va oltre l’Ascolta Israele! e si arricchisce e completa, diventando anche GuardaMi Israele, Guardami Chiesa Mia! Toccami[18] e Abbracciami Chiesa Mia! Con la Pasqua poi sarà perfino Accoglimi dentro di te, Baciami Chiesa Mia![19]

Raccogliere più volte al giorno questo invito, questa supplica di Dio, questa preghiera, diventa un rispondere con un “Sì, abbracciami Signore! Ti amo Signore!” e un partecipare a questo amore. Non solo come un sentimento, ma come forza attiva e pratica, come virtù[20].

La Scrittura offre molte forme alla meditazione “…basta pensare al Cantico dei Cantici: tra gli innamorati l’abbraccio è continuamente il segno di questa crescita nell’amore. Nel Nuovo Testamento abbiamo l’abbraccio tra Maria e Elisabetta, Simeone che abbraccia il bambino Gesù, l’abbraccio del Padre misericordioso che accoglie il figlio prodigo, l’abbraccio di Gesù ai bambini, Gesù che accoglie Giovanni che si appoggia sul suo petto. L’abbraccio fa parte della storia della salvezza, anche perché tutto si conclude con l’abbraccio della croce. La croce è il grande abbraccio e Cristo muore con le braccia aperte, accogliendo. (…) [Infine] l’eucarestia veniva  definita “ ad osculo convenire”, andare ad abbracciarsi a baciarsi; nell’eucarestia si riceve l’abbraccio del Signore, si entra in comunione con Lui e si è chiamati ad abbracciarsi l’un l’altro, per cui c’è  una spiritualità che scaturisce dalla riscoperta di questo gesto così semplice e gratuito che tutti possiamo vivere e praticare.

Poi c’è l’abbraccio terapeutico che in un ambito specialistico effettivamente aiuta moltissimo[21].

Chi vorrà mediti e approfondisca il tema dell’abbraccio da parte del Signore[22]. E poi lo preghi. Papa Francesco ce lo ripete di continuo: Cerca di rimanere un momento in silenzio lasciandoti amare da Lui. Cerca di mettere a tacere tutte le voci e le grida interiori e rimani un momento nel suo abbraccio d’amore[23]; tornare da Dio è tornare all’abbraccio, all’abbraccio del padre (…). È il momento per… lasciare che Dio ci imbianchi, che Dio ci purifichi, che Dio ci abbracci[24].

Sarà in qualche modo anche una riscoperta del battesimo: Romano il Melodo nelle sue composizioni poetiche per la festa dell’Epifania accosta la nudità di Adamo a quella del battezzato, e la veste bianca consegnata nel Battesimo è accostata a Cristo stesso: «Perciò noi, nudi figli di Adamo, riuniamoci tutti, rivestiamoci di Lui per ricevere il Suo calore!...»[25]. Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo (Gal 3,27). Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. (Col 3,12-14).

“Ogni giorno «lui ci cerca, ci sta cercando», come fa il pastore con la «pecora smarrita» o la donna con la «moneta perduta». Dio «cerca: sempre e così. Dio aspetta attivamente. Mai si stanca di aspettarci». Il suo atteggiamento è quello del «padre vecchio» che «ha visto venire, rientrare il figlio da lontano» e subito gli è andato incontro «ad abbracciarlo». Anche «Dio ci aspetta: sempre, con le porte aperte». Perché il suo cuore «non è chiuso: è sempre aperto». E «quando noi arriviamo come quel figlio, ci abbraccia, ci bacia: un Dio che fa festa». Gesù «lo dice esplicitamente parlando della giustificazione, cioè dei peccati perdonati: ci sarà più festa in cielo per un peccatore che si converte che per un centinaio che rimangono giusti». Questo «è l’amore di Dio; Dio ci ama così, senza misura». (…) Per questo — ha raccomandato Francesco — «ci farà bene chiedere allo Spirito Santo la grazia, pregare lo Spirito Santo, la grazia di avvicinarci almeno un po’ per capire questo amore e avere la voglia di essere abbracciati, baciati con quella misura senza limiti»”[26].

Abbiamo vissuto un periodo terribile di distanziamento fisico e di digiuno di abbracci[27]. Urge abbracciarsi con Dio e abbracciarsi con gli altri. Abbracciamo, accarezziamo, massaggiamo il nostro coniuge (e cerchiamo di riscoprirne la bellezza e la bontà, perché fa bene alla relazione![28]), abbracciamo, accarezziamo e diamo massaggini ai nostri figli, piccoli e grandi, salutiamo abbracciando amici e poveri (magari per più di tre o quattro secondi[29])!

Al Padre che è piaciuto rivelarsi ai piccoli, rivolgiamoci con la preghiera consegnataci da Manuel, “piccolo guerriero della luce”[30]:

Abbracciami Gesù
Ti prego abbracciami Gesù.
Quando sono triste.
Abbracciami Gesù,
quando sono in ospedale e soffro molto!
Abbracciami Gesù quando piango.
Dammi la forza per affrontare ogni cosa!
Non mi abbandonare mai,
perché tra le tue braccia mi sento protetto e al sicuro.
Dammi sempre la tua santa benedizione,
così, dentro di me, entrerà una polverina magica
che solo tu puoi avere,
e farai per me tante magie,
ma tutte senza trucco!
Così la tristezza diventerà gioia,
la sofferenza diventerà dono,
le lacrime diventeranno gocce di preghiera!
E la mia vita cambierà.
Ti prego: abbracciami, Gesù[31].

 

 



[2] Per chi fosse interessato, c’è uno sudio su come sia utile per gli sposi “tenersi per mano” quando l’uno confida all’altra una preoccupazione, un problema, un motivo di angoscia o tristezza https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0265407518804666

[3] Dai Discorsi di San Bernardo abate (Ufficio delle letture).

[4] Papa Francesco, 13 dicembre 2013

[5] Gv 1,14

[6] Ef 5,31-32

[7] Sal 63,9

[8] Cfr. Amoris Laetitia, 13

[9] “(…) Il vero bene da chiedere: il sommo Bene (…). Questa cosa infatti è l’unica vera vita e la sola beata: cioè il poter contemplare, immortali per l’eternità e incorruttibili nel corpo e nello spirito, le delizie di Dio… Ma poiché essa è la pace che supera ogni intendimento, anche quando la chiediamo nella preghiera, non sappiamo che cosa chiedere per pregare come si conviene. Quando infatti una cosa non riusciamo a immaginarla com’è in realtà, certamente non la conosciamo; tutto ciò che s’affaccia al pensiero lo rigettiamo, lo rifiutiamo, lo disapproviamo, sappiamo che non è quello che cerchiamo, quantunque non sappiamo ancora che cosa sai specificamente. (…) Si può desiderare Dio conoscendolo imperfettamente… Come potrebbe essere espresso un bene ignoto quando lo si desidera? Se lo si ignorasse del tutto, non sarebbe oggetto di desiderio; e se d’altro canto lo si vedesse, non sarebbe desiderato né domandato con gemiti” (Sant’Agostino, Lettera a Proba)

[10] Lectio tenuta da Benedetto XVI il 9/2/2013 ai seminaristi di Roma per la festa della Madonna della Fiducia, 2013.

[11] Sal 131,2

[12] Os 11,4

[13] Cfr. Amoris Laetitia, 28

[14] Cfr. Amoris Laetitia, 157

[15] Cfr. Amoris Laetitia, 317

[18] Lc 24,39.

[19] L’immagine del padre/madre che si china sulla propria creatura per imboccarla, traspare anche nel Salmo che recita: “Apri la tua bocca, la voglio riempire” (Sal 81,11). Che cosa indica questo modo di esprimersi? Non si dice a una persona adulta e sana: “Apri la tua bocca, la voglio riempire”. Chi si trova nella situazione di essere imboccato? Generalmente un bimbo oppure una persona invalida che non riesce a portarsi il cibo alla bocca. Ho chiesto una volta a chi mi stava accanto e pregava questo salmo: cosa ti viene in mente quando leggi questa frase? E prontamente mi ha risposto: quando apro la bocca per ricevere la Comunione. Interessante, ma il salmista non aveva certo in mente questa situazione! Forse è più vicino alla realtà pensare a come la mamma imbocca il suo bambino, alle coccole e paroline dolci che usa talora per fargli aprire la bocca quando non ha voglia di mangiare. Non diversamente si comporta il Signore con il suo popolo: “Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia” (Sal 81,17). https://www.ognissanti.org/wp-content/uploads/2016/02/G.AS-Non-abbiate-paura-della-tenerezza.pdf

[20]Papa Francesco ha affermato: «Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!». Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium parla per ben 11 volte di tenerezza, ricorrendo a questa parola in modo sempre pensato, con molto discernimento. Parla di «tenerezza combattiva contro gli assalti del male» (85), di «infinita tenerezza del Signore» (274), di «tenerezza» come «virtù dei forti» (288), di «forza rivoluzionaria della tenerezza» (ibid.), avendo coscienza che la tenerezza è appunto una virtus, una forza attiva e pratica, non solo un sentimento. Arriva a scrivere che «Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza» (88).Perché questa insistenza sulla tenerezza? Perché la vita è un duro mestiere, perché i rapporti oggi si sono fatti duri, senza prossimità, anaffettivi, e gli uomini e le donne del nostro tempo sentono soprattutto il bisogno di tenerezza. Tenerezza come sensibilità, apertura all’altro, capacità di relazioni in cui emergano l’amore, l’attenzione, la cura. La tenerezza non è un sentimento sdolcinato, ma è vero che soprattutto gli uomini, debitori di una cultura dell’uomo forte, solido, che sa sempre usare la ragione a costo di non ascoltare il cuore, di una cultura diffidente verso le emozioni, non hanno coltivato in passato e forse non coltivano nemmeno oggi questa straordinaria virtù. Per questo il papa esorta a non aver paura della tenerezza e denuncia: «Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo!» (Omelia della notte di Natale, 2014). A ben vedere, la tenerezza è davvero ciò che oggi più manca. Quante relazioni tra sposi o amanti vengono meno, vedono depotenziarsi la passione oppure finiscono per essere affette da violenza e cosificazione dell’altro, proprio perché manca la tenerezza; quante relazioni di amicizia ingrigiscono perché non si è capaci di rinnovare il legame con la tenerezza; quanti incontri non sbocciano in relazione per mancanza di tenerezza… Ecco perché la tenerezza deve vedersi ed essere riconosciuta su un volto: altrimenti il volto diventa rigido, duro, inespressivo!Se la tenerezza è un sentimento di viscere materne, allora sta anche per misericordia, e per questo Francesco spesso le accosta. In ciò è fedele alle sante Scritture, che ci forniscono immagini straordinarie, veri e propri «elogi delle carezze di Dio». Basti pensare alla vicenda di Osea, profeta che ama perdutamente la sua donna, prostituta e adultera: vuole attrarla a sé, nonostante le sue infedeltà, vuole portarla nel deserto, in un luogo appartato, per poterle parlare nell’intimità «cor ad cor»(Os 2,16).Non solo, ma quando Osea deve descrivere l’amore di Dio per il suo popolo, parla di un Dio che attira a sé con legami di bontà, come un padre che solleva il proprio bimbo portandoselo alla guancia, guancia a guancia (Os 11,4), in un esercizio di reciproca sensibilità tattile che racconta la dolcezza dell’amore. E Isaia ci consegna con audacia l’immagine di un Dio dai tratti materni, che allatta, porta in braccio, accarezza e consola il proprio figlio (Is 66,12-13), figlio che non potrà mai dimenticare né abbandonare (Is 49,14-15). Da questi testi l’amore di Dio è rivelato innanzitutto come tenerezza, che Dostoevskij ha definito «la forza di un amore umile».Proprio perché la tenerezza è misericordia, quando è stata praticata e narrata da Gesù, essa ha suscitato scandalo. È il papa stesso a dirlo: «Per Gesù ciò che conta, soprattutto, è raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di Dio. E questo scandalizza qualcuno! E Gesù non ha paura di questo tipo di scandalo! Egli non pensa alle persone chiuse che si scandalizzano… di fronte a qualsiasi carezza o tenerezza che non corrisponda alle loro abitudini di pensiero e alla loro purità ritualistica» (Omelia 15 febbraio 2015).

Ma a prescindere dall’uso della terminologia della misericordia, la tenerezza di Gesù è visibile nel suo comportamento abituale: quando, incontrando i bambini, rimprovera i discepoli che vorrebbero tenerli distanti (Mc 10,13-16 e par.); quando si lascia accarezzare dalla donna peccatrice (Lc 7,37-38) o da quella che gli unge di profumo la testa (Mc 14,3; Mt 26,7) o i piedi (Gv 12,3)

 https://www.avvenire.it/agora/pagine/rivalutare-tenerezza-dio-carezze

[22]Carlo Rocchetta. Abbracciami. Per una terapia della tenerezza. Saggio di antropologia teologica. EDB.

   (Da leggere con i bambini) Angelo Comastri. L'abbraccio di Dio. La Confessione. 

   Va bene Signore, abbracciami! Raccolta di testi da parte del sottoscritto (chi lo desidera me lo può chiedere per mail d.mugnaini@retepas.com)

   http://www.korazym.org/52687/card-piacenza-la-confessione-e-labbraccio-di-dio/

[23] Esortazione apostolica Christus Vivit.

[24] Santa Marta, 20 marzo 2020.

[25] Manuel Nin. L’Epifania nella tradizione bizantina. Dio abbraccia l’uomo. https://www.vatican.va/content/osservatore-romano/it/comments/2017/documents/dio-abbraccia-l_uomo.html  

[31] https://www.amicidilazzaro.it/index.php/abbracciami-gesu-manuel/